Corsa nella notte

(Basato su una storia vera)

Virginia, 1838
(oggi Virginia Occidentale)

Zeus stava lì, triste e sconsolato come un vecchio ronzino. James era deciso a scappare.

Zeus non avrebbe più avuto nessuno con cui correre nei boschi, di notte, sulle tracce dei procioni e degli opossum.

Ma James si disse che non ne poteva più di fare lo schiavo alla fattoria di Mastro Graham e che per un vecchio cane da caccia deperito non valeva certo la pena di restare. Non quando era in gioco la sua libertà.

James raccontò al suo amico Luis del suo piano di fuga segreto. Luis disse che sarebbe andato con lui. Si sarebbero incontrati con la luna piena alla radura; poi avrebbero seguito la stella polare verso il nord, verso il Canada.

James aveva incrociato le braccia e aveva guardato Zeus duramente: “Tu hai sempre fame e fai rumore – aveva replicato – non posso portarti con me.” Si era accucciato, aveva grattato Zeus dietro un’orecchia. “E non seguirmi neanche.”


Arrivò la notte della luna piena e Zeus non lo seguì. Nossignori.
Correva davanti a lui. E quanto a far rumore, ne faceva più di una locomotiva.

“Piantala di abbaiare così contro il mio amico Luis, tu buonanulla di un cane!” James era fuori di sé dalla rabbia.


Ma non c’era l’amico nella radura. C’erano solo gli uomini a cui Luis aveva venduto il segreto di James.
Zeus non potè far altro che guardarli mentre legavano le mani dietro la schiena a James, guardare l’uomo calvo che tagliava un ramo di salice e lo alzava, pronto ad abbatterlo sulle spalle di James.

“Au-u-u!” guaì Zeus. “Au-u-u!”

“Cos’è?“ chiese l’uomo calvo.

“Au-u-u” guaì di nuovo Zeus, come un vento freddo tra gli alberi morti.

“E’ uno spettro! E’ lo spettro di uno schiavo!” gridò l’altro uomo. “Non picchiare il ragazzo altrimenti lo spettro verrà a prenderci!”

L’uomo calvo gettò via il ramo come fosse stato infuocato. “Deciderà domani Mastro Graham cosa fare di lui” disse, e sputò per terra.


Zeus li seguì nascondendsi tra albero e albero. In questo era bravo.

Nella stalla legarono James allo sgabello per mungere. Poi si sedettero con un boccale di whisky. Passarono il boccale da uno all’altro, finchè le loro teste ciondolarono penzoloni come quelle di due burattini.
“Danne un po’ al ragazzo,” disse l’uomo calvo. “Così potremo dormire un po’.”

Non si accorsero che il whisky che credevano di aver versato in bocca a James era uscito direttamente dietro il collo formando una piccola pozzanghera sul pavimento della stalla. Così quando James era caduto su di un fianco – sgabello e tutto – con gli occhi chiusi e la bocca spalancata, pensarono fosse crollato completamente ciucco.

Ma Zeus aveva capito benissimo.

Com’è facile sciogliere una corda lubrificata con la saliva di un cane!

“Devo correre!” sussurrò James.

Zeus in questo era bravo.


Corsero fin quando il cielo diventò rosa e cominciò un nuovo giorno. Fu a questo punto che James non ce la fece più a correre. Si coprì sotto uno strato di foglie vicino ad un vecchio ceppo muschioso.

Zeus faceva la guardia.

Crack.

Cos’era? Zeus alzò la testa e cominciò a ringhiare.

“Sarà uno scoiattolo,” sussurrò James. “Shhhh.”

Zeus si rimise giù.

Crack.. craaaak.

Zeus balzò sulle zampe e abbaiò.

“Non può muoversi una foglia senza che tu ti agiti?”

James si alzò tutto arrabbiato.

“Mi farai prendere, Zeus. Va via! Tornatene a casa!”

Ma Zeus non si muoveva.


James si guardò attorno impaurito. Non c’era nessuno. Ma il rumore del cane li avrebbe attirati, sarebbero arrivati con le pistole e le fruste e le manette per le mani e per i piedi.

“Se ti lascio vivere mi farai ammazzare, vecchio mio” Raccolse un grosso ramo da usare come clava. “Se devo scegliere tra uno di noi due, scelgo me.” Alzò la clava, poi la abbassò lentamente. Perché non te ne puoi stare tranquillo così che possiamo nasconderci? James alzò la clava in alto, ma tremava tutto.

“Auu-auu!” I latrati arrivavano da oltre la cresta della collina

Erano cani addestrati al recupero degli schiavi!


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Arrivarono ululando e abbaiando; avevano le fauci aperte e zanne affilate come coltelli.

Zeus si slanciò in avanti, affondò i denti, strappò e si slanciò ancora. James faceva roteare la clava.

E in un batter d’occhio non ci furono più cani cacciatori di schiavi ad infastidirli.

Ma i cacciatori di schiavi non potevano essere lontano.

“Corri Zeus!” gridò James.

Zeus in questo era bravo.

Corsero giù nella valle e su per la montagna, finché il sole non fu alto nel cielo e James non potè più correre.

 

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Si coricò, si coprì di foglie secche e mise qualche foglia anche su Zeus.

Per fortuna Zeus era troppo stanco per fare la guardia.

Si svegliarono al tramonto, con una fame da lupo.

“Zeus sei in grado di procurarci un opossum?” chiese James.

Zeus in questo era bravo.


Poi corsero per tutta la notte mentre il resto del mondo dormiva.

La cena la fecero all’alba (Zeus aveva preso due scoiattoli) e si nascosero, così da poter dormire mentre il sole faceva il suo giro.

Fecero così per cinque giorni e cinque notti, finché una mattina udirono un rumore, come un fruscio, come un temporale che passa su una foresta o il vento che soffia dal fondovalle. Andarono a vedere.


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“Zeus, questo è il fiume Ohio,” disse James.

Videro passare un traghetto. Era più grande di tre fienili messi insieme, ed era lento e aggraziato, come una signora grassa la domenica.

“Sull’altra riva c’è lo stato libero dell’Ohio,” disse James, e sospirò.

Poi guardò l’acqua nera e vorticosa. “Come vorrei aver imparato a nuotare”.


Andarono su e giù per la riva. “Ci sarà una vecchia canoa da qualche parte,” mormorò James.

Il fiuto di Zeus lo condusse dritto al punto dove c’era la canoa. Aveva un buon odore di pesce marcio.

“Avrà qualche buco, ma penso che ce la farà!” James diede a Zeus una pacca sulla testa. “Ma”- guardò Zeus, poi la barca, poi di nuovo Zeus- “è terribilmente instabile. Affonderà di sicuro, con te che ti agiti lì sopra.”

Si inginocchiò e circondò il collo di Zeus con le braccia. “Sei stato un buon cane, Zeus,” disse, “ più di quanto mi sarei mai aspettato da un cane.” Sospirò e strofinò il naso contro l’orecchio di Zeus. “Adesso tu sarai libero da questa parte del fiume e io sarò libero dall’altra parte.”


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James spinse la canoa giù dalla riva e cominciò a pagaiare nella corrente forte.

Zeus osservò la piccola imbarcazione. Sobbalzava ed era sballottata di qua e di là. James pagaiava vigorosamente.

Ma la barca aveva più di qualche buco.

“Aiuto!” gridò James.
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James giaceva lì come un sacco vuoto.

Zeus leccò la faccio a James e uggiolò. Ma James continuava a rimanere immobile. Zeus afferrò la mano di James coi denti e la scosse forte.

“Ehi!” James si alzò a sedere, tossì, e sputò fuori una quantità d’acqua tale da riempire un catino.

Zeus scodinzolò così vigorosamente che l’intero corpo ondeggiava insieme alla coda.

“Zeus,” disse James, “non cercherò mai più di abbandonarti!”


“Chi è che ha sconfinato nella mia proprietà?” gridò una voce,

Zeus guaì. James cercò di mettersi a correre. Ma una mano forte lo afferrò. “Un fuggitivo, eh?” Il fattore squadrò James da capo a piedi.

James stava lì in silenzio tutto impaurito.

“E affamato per giunta, presumo,” disse il fattore.

James continuava a non dire una parola.
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“Non aver paura,” disse l’uomo. “Sono un Amico. Vieni, mia moglie ti darà qualcosa da mangiare.
Zeus li seguì.

“Sciò, vattene, sacco di pulci!” Il fattore minacciò Zeus con la falce.

James si fermò di colpo. “Signore,” disse piano, “non voglio mancarle di rispetto, ma se il mio cane non è benvenuto in casa sua, allora non verrò neanch’io.”

Il fattore inarcò le sopracciglia così in alto che quasi sparivano sotto il cappello. “Deve essere un cane veramente speciale, se sei disposto a rinunciare ad un pasto caldo per lui.”

“Sì, signore,” disse James, con la pancia che gli brontolava. “E’ un cane veramente speciale.”
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La moglie del fattore preparò una pezzo di carne di maiale e pane fresco per James e per Zeus pane secco e un po’ del grasso. Poi nel fienile gli fece vedere un mucchio di fieno tagliato di fresco dove avrebbero potuto dormire. Zeus si coricò su un fianco, James appoggiò la testa sul suo corpo come fosse un cuscino soffice e caldo. Zeus in questo era bravo. E poi andarono a dormire tutti e due per la prima volta in uno stato libero.

(Traduzione di Alessandra Rauti)